Perchè no?

Perchè no?

Partire da un “perché no”?

 
Da qualche parte avrete sentito parlare del libro best Seller scritto dal saggista inglese Simon Sinek “Partire dal perché”.
L’autore ha studiato che le aziende di maggior successo condividono una motivazione, un perché abbastanza forte capace di guidarle attraverso la realizzazione e il progresso che sognano.
Specifica che il “perché” non può essere semplicemente guadagnare soldi o fatturare più dei competitors, piuttosto la credenza , la motivazione, il fuoco al centro del meccanismo lavorativo, che permette ad una persona o ad un’azienda di lavorare bene e in modo efficace.
Per me, che amo imparare cose nuove per poi applicarle alla mia vita (e stravolgerle se necessario) , è iniziato tutto con un “perché no?”
 
Quando è nata in me l’idea di DeCris, mi sono resa conto che spiegare la validità della mia idea mi portava sempre sulla strada della giustificazione piuttosto che sull’ essenza del mio progetto.
Illustrare perché doveva esistere era più un parare i colpi e rispondere alle critiche (è un’idea nebulosa, la gente non capirà che fai, troppe cose insieme, è più una cosa da grandi città), che non dare luce e forza alla mia idea.
Perché un’azienda che si occupi di moda sotto vari aspetti e in modo non convenzionale? Perché unire il vintage al nuovo? Perché fare convivere la mia laurea in linguistica con la carriera nella moda, l’esperienza come copy con la consulenza sul vintage, l’attitudine all’organizzazione di eventi e la vena commerciale?
Dentro di me era tutto fin troppo chiaro, perché ascoltavo la mia idea con la determinazione e l’amore che mettevo nel mio lavoro.
Io sapevo perché doveva esistere qualcosa del genere, ma gli altri?
“Chi fa tante cose non ne fa bene neanche una!” tuonavano i sostenitori del posto fisso da cui ero circondata.
Ovviamente non conoscevano l’esistenza dei multi potenziali, (ne parliamo nel prossimo post) tantomeno credevano nella fattibilità del mio progetto.
Ma perché no?
Ho iniziato un giorno a farmi questa domanda durante uno dei miei innumerevoli viaggi in treno, vittima di una visione ristretta in cui mi sforzavo di rientrare.
Quindi perché? Perché buttarsi in questa piccola utopia di strade che si intrecciano? Chi la capirà? Avrà successo? Perché rischiare?
E perché no?
Perché non creare qualcosa che potesse accogliere tutti i miei interessi e mi permettesse di svilupparli creando un’armonia nuova?
Perché non provare a fare qualcosa di nebuloso, confuso, strano e lasciare che prenda forma nel percorso, senza avere tutte le risposte nella mente, sulla carta, ma lasciare che si crei, che viva e trovi la sua forma?
Perché non scegliere di provare, di piantare un seme, innaffiarlo e vedere come va, invece di bruciare il ponte prima che venga costruito?
Così dopo averci pensato e rinunciato per anni, in pochi mesi ho detto sì alla mia follia ed è nata DeCris. La mia piccola azienda di consulenza, intermediazione e vendita.
Che ha ancora mille aspetti da migliorare e sviluppare, un microcosmo di interessi e particolarità che vuole crescere assieme alle persone che lo ameranno. O che semplicemente vorranno dare un’occhiata e vedere cosa c’è dentro.
In fondo, perché no?
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